Un giorno, mentre studiavo le tappe di un percorso nel centro storico di Feltre, ho incontrato un vecchio amico, Vittorino. Davanti a una straordinaria tazza di caffè di torrefazione, in un locale storico nella cittadella, raccontavo un giorno d’autunno al mio vecchio amico che mio marito ed io abbiamo aperto una struttura ricettiva nella prima casa della via Molan, e cosa scopro...?
... Ogni città che si rispetti, si sa, ha i suoi cultori di memorie patrie: non parlo di quelli che hanno studiato sui libri, che sanno a memoria i fatti e gli episodi più salienti della Storia di un luogo, ma di quelli che conoscono le storie intime e segrete delle città, quelle scritte dentro – e non sopra - le pietre e i sassi. Vittorino era una persona così, innamorata della sua città, e della quale conosceva le “storie minori”, le essenze, le vicissitudini della vita dei personaggi meno popolari, meno noti ma importanti comunque, dei monumenti meno declamati dalle epopee urbane. È lui che mi ha raccontato che questa dimora, borghese e dignitosa, era una stazione di posta per il cambio dei cavalli, sin dalla fine dell’800 (non dimentichiamo che l’adiacente via Marconi-Mengotti risale a quell’epoca); probabilmente era anche una locanda per i viaggiatori in transito verso il Tesino, la Valsugana o Belluno. Ma pensa... senza avere letto “dentro” alle pietre di questo edificio, come sapeva fare Vittorino, prima di ristrutturare avevamo visto le stalle del piano terra, al livello strada, e avevamo capito che non erano un semplice rifugio per i bovini... Abbiamo restituito, un po’ senza saperlo, ma con buona dose di intuito, alla nostra dimora la sua antica vocazione fatta di ospitalità e ristoro. Ora, i nostri viaggiatori hanno cambiato mezzi, abitudini, destinazioni, ma sempre viaggiatori rimangono. Bikers, riders, cyclists, se vogliamo appropriarci dei termini più noti nel mondo, nel solcare antiche tracce, si dovranno fermare a Casa Novecento con l’idea di recuperare un pezzo del passato. Lo dobbiamo anche a Vittorino, che da lassù ci guarda, speriamo, con orgoglio.
Ieri e oggi: Casa Novecento è una palazzina edificata nel primo decennio del secolo scorso. Un’epoca buia per gli archivi storici, dove difficile è stato il reperimento di documenti catastali. Ma grazie al ritrovamento, su una tavola di larice del pavimento originario, della firma dell’artigiano che l’aveva realizzato, abbiamo potuto datare con esattezza il termine della sua costruzione: 1910. Vi si legge: "Il falegname Speranza Augusto nato 1881 vi saluta 1910. Lavorava in questo pavimento nel giorno 29 aprile".
... Ogni città che si rispetti, si sa, ha i suoi cultori di memorie patrie: non parlo di quelli che hanno studiato sui libri, che sanno a memoria i fatti e gli episodi più salienti della Storia di un luogo, ma di quelli che conoscono le storie intime e segrete delle città, quelle scritte dentro – e non sopra - le pietre e i sassi. Vittorino era una persona così, innamorata della sua città, e della quale conosceva le “storie minori”, le essenze, le vicissitudini della vita dei personaggi meno popolari, meno noti ma importanti comunque, dei monumenti meno declamati dalle epopee urbane. È lui che mi ha raccontato che questa dimora, borghese e dignitosa, era una stazione di posta per il cambio dei cavalli, sin dalla fine dell’800 (non dimentichiamo che l’adiacente via Marconi-Mengotti risale a quell’epoca); probabilmente era anche una locanda per i viaggiatori in transito verso il Tesino, la Valsugana o Belluno. Ma pensa... senza avere letto “dentro” alle pietre di questo edificio, come sapeva fare Vittorino, prima di ristrutturare avevamo visto le stalle del piano terra, al livello strada, e avevamo capito che non erano un semplice rifugio per i bovini... Abbiamo restituito, un po’ senza saperlo, ma con buona dose di intuito, alla nostra dimora la sua antica vocazione fatta di ospitalità e ristoro. Ora, i nostri viaggiatori hanno cambiato mezzi, abitudini, destinazioni, ma sempre viaggiatori rimangono. Bikers, riders, cyclists, se vogliamo appropriarci dei termini più noti nel mondo, nel solcare antiche tracce, si dovranno fermare a Casa Novecento con l’idea di recuperare un pezzo del passato. Lo dobbiamo anche a Vittorino, che da lassù ci guarda, speriamo, con orgoglio.
Ieri e oggi: Casa Novecento è una palazzina edificata nel primo decennio del secolo scorso. Un’epoca buia per gli archivi storici, dove difficile è stato il reperimento di documenti catastali. Ma grazie al ritrovamento, su una tavola di larice del pavimento originario, della firma dell’artigiano che l’aveva realizzato, abbiamo potuto datare con esattezza il termine della sua costruzione: 1910. Vi si legge: "Il falegname Speranza Augusto nato 1881 vi saluta 1910. Lavorava in questo pavimento nel giorno 29 aprile".
L’intervento di ristrutturazione iniziato nel 2010 aveva l’obiettivo di raggiungere un triplice risultato:
• mantenere le caratteristiche architettoniche originarie della casa, per esaltarne lo spirito del luogo;
• utilizzare logiche costruttive e tecnologie all’avanguardia per rispettare l’ambiente e le sue preziose risorse in modo sostenibile;
• salvaguardare il benessere dei suoi ospiti.